sabato 9 giugno 2012

VIBRAZIONI


Cari compagni
ho il capannone nella bassa bolognese, guardo le penne tremare sulla scrivania da una settimana. abito a Modena dove venerdi hanno mandato fuori mio figlio e tutti i bimbi da scuola alle 15,30, ho messo sul comodino una matita in piedi per fare addormentare mio figlio tranquillo e la Samanta, una mia collaboratrice di Corpo Reno, è da sabato scorso che non dorme.
Qui in Emilia non eravamo pronti a questo sisma, qui ci aspettavamo piuttosto una esondazione del fiume Reno come nel 1966, invece è venuto il terremoto, 7 persone sono morte, decine di migliaia sono terrorizzate e la situazione economico finanziaria per la stragrande maggioranza di noi non è delle più rosee. Lo si sapeva gia che sarebbe toccato a noi ricostruire, esondazione o terremoto che fosse. Abbiamo avuto purtroppo decine di prove in tutta Italia della assenza dello Stato.
A mio avviso Monti poteva stare al G8 avrebbe prodotto di più ma è venuto a trovarci e non si è messo il casco da pompiere e nemmeno ci ha promesso file di casette (come quelle che già abbiamo fatte costruire dal Duce), Monti a fatto il suo dovere istituzionale ora tocca a noi dimostrare che la vita va avanti e come dice un cartello pubblicato su Facebook da “al maial ed frara”: Barcolliamo ma non molliamo.
Sul fatto quotidiano di oggi ho letto: Monti. il freddo del terremoto. Ma martedì 22 Mggio non era freddo, erano venute due gocce d’acqua e, anche se è vero che Monti avrebbe potuto ascoltare la signora Maria e poi fermarsi con mia nonna Bice di 94 anni o l’altra mia nonna Isora di 84 che oramai pensavano di averle già passate tutte qui nella nostra bassa, poi fermarsi in tutte le ARCIi e le ACLIi dove si ritrovano gli anziani e formano quelle che noi canzonandoli chiamiamo commissioni (sarebbero quei gruppi di vecchietti che ad ogni lavoro pubblico si fermano braccia dietro la schiena a commentare), ma è venuto anche il terremoto e non è certo colpa di Mario Monti.
Voi giornalisti potete fare qualcosa invece, smettere di propinare le stesse quattro foto di distruzione e cominciare ad essere propositivi, intervistare gente propositiva, venire a visitare le aziende che ancora lavorano approfittando proficuamente di questo momento dove i riflettori sono puntati su un polmone dell’Italia, polmone che se collassa, allora si che sono cavoli amari.
Rudi Toselli

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