venerdì 7 settembre 2012

PICCOLI "CAPITALISTI" CRESCONO

C.Compagni
Oggi mi è venuto a trovare Michele, Michele è un simpatico “pensionato” sugli 85/87 anni che stampa lamiera con le presse, oggi lo fanno i suoi figli ma lui lavora ancora e con noi lavora penso da più di 40 anni.

Mi parlava delle sue maratone in giro per il mondo e ad un certo punto gli ho chiesto dove e quando aveva deciso di mettersi in proprio, chiedere ad un pensionata queste cose è come diciamo noi: invitare un oca a bere ed ha cominciato il racconto: Prima lavoravo alla Carpegiani azienda ancora esistente qui a Bologna e famosa nel mondo per le sue macchine da gelato (quei coni con il pirullo), lavoravo con macchine manuali pesanti mica con queste, indicando con un cenno le mie gia tutte digitalizzate, facevamo otto ore e dopo dalle 17 in poi ci accordavamo con il capo officina per fare lo stesso lavoro ma a cottimo, il tutto in busta paga, se avevamo un idea di come migliorare il prodotto, non scendo nel tecnico con sviluppi della lamiera o eliminazioni di saldature) anche questo lo comunicavamo al capo officina che ci diceva: bravo domani fammelo vedere e guardiamo se funziona. Quindi andavo a casa e la sera con forbici e cartone costruivo in scala 1/1 la sagoma riportante idee e innovazioni, quando era pronta durante l’ora di pranzo la presentavo ecc ecc, è andato avanti qualche minuto poi è arrivato alla nascita delle prime rappresentazioni sindacali che andavano a parlare, sempre con il capo officina e non vi scrivo gli epiteti e le insolenze, ma vi dico solo che la mezzora che perdevano in quella innutile assemblea alla sera la dovevano recuperare. Il racconto va ancora avanti per un bel po’, ma arrivo alla risposta, Michele un bel giorno si è alzato era la primavera del 1960/61 e non si ricorda se per stanchezza o cosa aveva decisa, è andato dal capo officina e gli ha detto: Ascolti io mi licenzio e mi metto in proprio. Il capo officina gli ha solo detto: Bravo ma sappi che ti rovini la vita comunque farò quello che posso per aiutarti.
Michele ha lavorato come indotto per quella azienda fino a pochi anni fa, Michele ancora oggi ricorda con gli occhi lucidi quella figura il capo officina e se lo avete notato non ha mai ricordato o parlato del proprietario, del capo.
Oggi è tutto imparagonabile, giusto o sbagliato che sia per la stragrande maggioranza dei lavoratori l’azienda è un mezzo per pagare le bollette, il capo officina è un lecca culi e il padrone un riccastro sfruttatore, se si pensasse che l’azienda è come casa tua, anzi di più perché a conti fatti stai piu in azienda che a casa, che il capo officina potrebbe essere quello che ti insegna un lavoro e che ti potrebbe spianare una strada e che il padrone non è uno schiavista, forse, dico forse le cose potrebbero andare meglio.

Rudi Toselli

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